Cos’è la MusicoTerapia
compilato da Marco Stefanelli, Ph.D.
adattamento di Alan Perz
In tutte le civiltà antiche e tradizionali il suono e la musica erano considerati sacri, infatti ancora oggi la musica viene chiamata “arte divina“. Il dio greco della musica e della guarigione, Apollo, produceva armonie nei cieli con i suoi movimenti ritmici, il figlio Orfeo curava il corpo e l’anima con la poesia e la musica e con il suo canto riportò in vita l’amata Euridice. Nella mitologia induista la musica, in origine, era riservata alle divinità che ebbero poi pietà degli sforzi umani e portarono tra loro la musica per alleviarne le sofferenze.
L’arte del suono a scopi terapeutici è un’arte e una scienza a cui si ricorre da millenni per la sua capacità di influire positivamente sia nel fisico che nella psiche. Con l’uso del suono, del ritmo e del canto, è possibile accedere al mondo dell’armonia e “accordare” tutto il nostro essere. Ogni malattia nasce, prima di tutto, da una disarmonia tra il corpo e lo spirito. Avvenimenti traumatici, dolore fisico, sofferenza psicologica, ma anche stress, affaticamento fisico e abbattimento morale, fanno sì che si rompa l’armonia tra corpo e mente e che il corpo, quindi, si ammali. Il corpo può persino diventare dipendente dalla condizione chimica dell’essere sotto stress, ma la capacità di superare lo stress ha sede proprio tra le nostre orecchie. La maggior parte dello stress finisce per diventare stress emozionale e psicologico, e questo significa che è l’autosuggestione del nostro modo di pensare che influenza così intensamente il corpo. Se una persona vive per molto tempo in un ciclo ripetitivo di pensieri ed emozioni collegate a determinate sensazioni, nel momento in cui pensa agli effetti relativi a quelle sensazioni, il suo cervello rilascia sostanze chimiche che producono sensazioni di quel tipo, e il modo in cui si sente rispecchia il modo in cui stava pensando.
A questo punto dobbiamo dire però che esistono due tipi di stress, uno negativo chiamato “distress” e uno positivo chiamato “eustress“. Un certo grado di eustress è necessario alla vita della persona, altrimenti non si riposerebbe mai, non riuscirebbe a dormire e non si renderebbe conto di certe situazioni di crisi in cui si è raggiunto il limite dell’eustress e si sta per entrare nel distress e per cui è necessario fermarsi e ricaricarsi.
La musicoterapia, in ogni sua applicazione, si propone di far sì che la persona riprenda il controllo su fisico e mente e quindi del pensiero, aumentando la capacità di curare se stesso. Curarsi con la musica, però, non vuol dire soltanto “ricevere” o ascoltare passivamente la musica, ma vuol dire anche cercare di esprimere la musica che abbiamo dentro e quindi vuol dire cantare, vuol dire suonare uno strumento, improvvisando – alla ricerca delle sonorità che in quel momento si accordano meglio con il nostro stato d’animo – o suonando una melodia che ci piace particolarmente. Oggi la musicoterapia viene applicata nel trattamento di moltissime patologie fisiche, psicologiche e psichiatriche e con esiti eccellenti. Un ruolo fondamentale ricopre la musicoterapia nel trattamento dell’autismo nei bambini ed ottiene risultati sorprendenti anche sui malati di Alzheimer, impareggiabile è l’effetto della musica su chi soffre di depressione o di esaurimento, ma anche semplicemente su chi rischia, a causa delle condizione in cui vive, di chiudersi in se stesso e di perdere la capacità di socializzare e comunicare con gli altri, è il caso, ad esempio, delle persone anziane.
Oggi è normale che ci sia musica negli luoghi di lavoro, negli ospedali, in sala operatoria, dal dentista, nei supermercati, nelle scuole, nelle case di riposo perché, al di là delle applicazioni specificamente terapeutiche, la musica conserva intatto il suo enorme potere armonizzante, c’è musica persino nelle stalle, per far sì che le mucche producano più latte, e c’è musica nelle serre, perché le piante crescano meglio.
Secondo la musicoterapia, la maggior parte delle patologie trova origine nei conflitti emozionali sofferti dalla persona. I disturbi di origine emotiva vanno ad interferire con il nostro sistema bioenergetico, costituito dai centri neuro-endocrini che regolano tutte le nostre attività. Se l’energia che li alimenta non si mantiene ad un livello costante in tutti i centri, si verifica un blocco che causa disequilibrio, disfunzioni o addirittura malattie. I blocchi di energia si localizzano in determinate zone del corpo, con ghiandole, organi e chakra corrispondenti. Molte malattie, organiche o mentali, hanno origine nella sfera emotiva ed emozionale: in ognuno di noi si possono osservare rigidità mentali, emozioni represse e/o pregiudizi sul proprio corpo, paure, tutti elementi che determinano una certa divisione interiore e che comportano un fare, pensare, agire spesso contraddittorio. La musicoterapia parte dalla constatazione che l’uomo somatizza costantemente le sue emozioni positive e negative, gli organi e i chakra colgono queste vibrazioni che influenzano il loro funzionamento. Attraverso il suono e la musica si può agire sui due aspetti fondamentali della persona, fisiologico ed emozionale, per arrivare all’identificazione dei conflitti che condizionano i comportamenti delle persone e per capire il funzionamento di quei meccanismi interiori ed inconsci che portano dolore e sofferenza.
Il termine musicoterapia deriva dall’Antica Grecia e denota il ricorso ad esperienze musicali e sonore attive dove si impiegano la musica ed il suono per coltivare espressioni creative e comunicative, o passive in cui predomina l’ascolto. Per musicoterapia si intende anche l’uso della musica e degli elementi musicali (armonia, melodia, ritmo, timbro, tono, suono) per favorire l’integrazione fisica, psicologica, emotiva e spirituale dell’individuo. La musica ha un importante ruolo nel facilitare la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità e l’espressione.
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La Musicoterapia è l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un cliente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. La Musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che il paziente o la paziente possano meglio realizzare l’integrazione intra e interpersonale e consequenzialmente possano migliorare la qualità della loro vita grazie ad un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico.
(Federazione Mondiale di Musicoterapia)
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La musicoterapia è l’uso della musica per favorire l’integrazione fisica, psicologica ed emotiva dell’individuo e nella cura di malattie e disabilità. Può essere applicata a tutte le fasce d’età, in una varietà di ambiti di cura. La musica ha una qualità non – verbale, ma offre un’ampia possibilità d’espressione verbale e vocale. Come membro di un’équipe terapeutica, il musicoterapeuta professionista partecipa all’accertamento dei bisogni del cliente, alla formulazione di un approccio e di un programma individuale per il cliente e poi offre specifiche attività musicali per raggiungere gli scopi. Valutazioni regolari accertano ed assicurano l’efficacia del programma. La natura della musicoterapia amplifica l’approccio creativo nel lavoro con gli individui handicappati. La musicoterapia fornisce un approccio umanistico possibile che riconosce e sviluppa le risorse interne del cliente spesso non sfruttate. I musicoterapeuti desiderano aiutare l’individuo per spingerlo verso un migliore concetto di sé, e, nel senso più ampio, per far conoscere ad ogni essere umano le proprie maggiori potenzialità.
(Associazione Canadese di Musicoterapia)
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La musicoterapia è l’uso della musica nella realizzazione degli scopi terapeutici: il ristabilimento, il mantenimento e il miglioramento della salute mentale e fisica: E’ l’applicazione sistematica della musica, diretta dal musicoterapeuta in un ambito terapeutico, per portare i cambiamenti desiderati nel comportamento. Tali cambiamenti permettono all’individuo di affrontare la terapia per arrivare ad una maggiore comprensione di sé e del mondo intorno a lui, e di ottenere quindi un più adeguato adattamento alla società. Come membro della squadra terapeutica il musicoterapeuta professionista prende parte all’analisi dei problemi dell’individuo e alla formulazione degli obiettivi del piano generale di trattamento, prima di progettare ed elaborare specifiche attività musicali. Valutazioni periodiche vengono fatte per determinare l’efficacia delle procedure impiegate.
(Associazione Nazionale di Musicoterapia U.S.A.)
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La musicoterapia è una forma di trattamento in cui s’instaura un mutuo rapporto fra paziente e terapeuta, che permetta il prodursi di cambiamenti nella condizione del paziente e l’attuazione della terapia. Il terapeuta lavora con una varietà di pazienti, sia bambini che adulti, che possono avere handicap emotivi, fisici, mentali o psicologici. Attraverso l’uso della musica in maniera creativa in ambito clinico, il terapeuta cerca di stabilire un’interazione, un’esperienza ed un’attività musicale condivise che portano al perseguimento degli scopi terapeutici determinati dalla patologia del paziente.
(Associazione Professionale dei Musicoterapeuti della Gran Bretagna)
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Il neurologo Oliver Sacks scrive in un suo libro: “Il potere della musica di integrare e curare… è un elemento essenziale. (è) il più completo farmaco non chimico”.
Il fisiologo francese Féré de la Salpetriere fu il primo a misurare l’influenza del suono/musica sull’organismo umano, osservando che sono soprattutto gli stimoli ritmici a fare aumentare il rendimento corporeo e la resistenza muscolare.
Oswald, Taylor e Treisman hanno indotto un sonno profondo su alcuni volontari e praticato un elettroencefalogramma mentre essi dormivano. Contemporaneamente diffondevano una registrazione di diversi brani musicali, uno dei quali era particolarmente amato dal paziente. Nel momento in cui compariva quel brano, benché il soggetto dormisse, si produceva sull’ EEG un’onda esclusiva a questo stimolo chiamata “complesso K”.
Esperienze biochimiche dimostrano che, con determinati suoni, si può persino alterare la biosintesi del DNA e dell’RNA, che sono gli elementi fondamentali della vita cellulare.
Audioterapia e Suonoterapia
Per Audioterapia intendiamo quella disciplina olistica che utilizza un qualsiasi tipo di sonorità del campo audio grossolano, sottile e causale (suoni, rumori, noise, musica, metamusica, voce, strumenti musicali, vibrazioni ecc.) e un qualsiasi tipo di struttura sonora (convenzionale, naturale, frattale, metafisica ecc.) per scopi terapeutici ed evolutivi: il ristabilimento, il mantenimento e il miglioramento della salute mentale, fisica, energetica e spirituale.
In pratica l’audioterapia comprende tutte le tecniche e le discipline che utilizzano il suono per scopi benefici tra cui la musicoterapia, la suonoterapia e la fonoterapia.
Anche l’audioterapia, così come la musicoterapia e la suonoterapia, può essere attiva o passiva; attiva quando l’utilizzatore partecipa attivamente alla generazione delle sonorità con gli organi di azione, passiva quando l’utilizzatore si limita ad ascoltare con gli organi di senso.
Audio (dal latino audio = sento, ascolto) è tutto ciò che riguarda l’udito, l’acustica e l’informazione elettronica che rappresenta il suono in generale. In altre parole, l’audio è qualsiasi cosa che possiamo ascoltare, dalla voce umana ai rumori ambientali, fino alla musica.
L’Audio è l’informazione elettronica rappresentante il suono. In particolare l’audio è un flusso informativo avendo il suono una natura temporale. L’informazione elettronica può essere rappresentata in due forme diverse: analogica o digitale. L’informazione elettronica in forma analogica è propria dell’elettronica analogica, mentre l’informazione elettronica in forma digitale è propria dell’elettronica digitale.
Il Suono (dal latino sonus) è la sensazione data dalla vibrazione di un corpo in oscillazione. Il suono è una increspatura dell’Akasha. Tale vibrazione, che si propaga tramite l’aria o altro mezzo elastico, raggiunge l’apparato uditivo dell’orecchio che, tramite un complesso meccanismo interno, crea una sensazione “uditiva” correlata alla natura della vibrazione; in particolar modo la membrana timpanica subendo variazioni di pressione entra in vibrazione.
La Musica (dal sostantivo greco μουσική) è l’arte dell’organizzazione dei suoni e rumori nel corso del tempo e nello spazio.
Si tratta di arte in quanto complesso di norme pratiche adatte a conseguire determinati effetti sonori, che riescono ad esprimere l’interiorità dell’individuo che produce la musica e dell’ascoltatore; si tratta di scienza in quanto studio della nascita, dell’evoluzione e dell’analisi dell’intima struttura della musica. Il generare suoni avviene mediante il canto o mediante strumenti musicali che, attraverso i principi dell’acustica, provocano la percezione uditiva e l’esperienza emotiva voluta dall’artista.
Il significato del termine musica non è comunque univoco ed è molto dibattuto tra gli studiosi per via delle diverse accezioni utilizzate nei vari periodi storici. Etimologicamente il termine musica deriva dall’aggettivo greco μουσικός/mousikos, relativo alle Muse, figure della mitologia greca e romana, riferito in modo sottinteso a tecnica, anch’esso derivante dal greco τέχνη/techne. In origine il termine non indicava una particolare arte, bensì tutte le arti delle Muse, e si riferiva a qualcosa di “perfetto”. Le macrocategorie della colta, leggera ed etnica si articolano in diversi generi e forme musicali che utilizzano sistemi quali armonia, tonalità e polifonia.
Suoni e Rumori: si può distinguere il concetto di suono da quello di rumore. Il suono è in generale una sensazione che nasce nell’uomo quando una perturbazione meccanica si propaga in un mezzo elastico facendolo vibrare. Per questa ragione molto spesso abbiamo a che fare con suoni i cui stimoli acustici hanno le componenti in frequenza multipli della frequenza fondamentale. Il rumore è comunemente identificato come una sensazione uditiva sgradevole e fastidiosa o intollerabile. Tuttavia alcuni studiosi ritengono che la differenza di significato tra “suono” e “rumore” sia legata alla controllabilità dell’emissione acustica, e non alla sua gradevolezza. L’orecchio umano non è ugualmente sensibile a tutte le frequenze, ma è più sensibile nel campo compreso fra 2 kHz e 5 kHz, ed è molto meno sensibile alle frequenze estremamente elevate o estremamente basse. Questo fenomeno è molto più pronunciato ai bassi livelli di pressione sonora che non agli alti livelli. Ad esempio, un segnale a 50 Hz con un livello di pressione sonora di 85 dB dà luogo alla stessa intensità soggettiva di un segnale di 70 dB a 1.000 Hz. Pertanto affinché uno strumento per la misura del rumore reagisca nella stessa maniera dell’orecchio umano, si deve dotarlo di un filtro di ponderazione che ne simuli la risposta. Questo filtro, definito dalla norma CEI è denominato “A”.
PROSPETTIVA STORICA
di DDSI Francesco Burrai
Antico e stretto è il legame tra musica e medicina. L’uomo conosce il potere del suono e della musica sul comportamento e sulla fisiologia degli esseri viventi sin dalle sue origini.
All’inizio dell’umanità, musica e medicina erano una sola dimensione, con una evoluzione parallela all’evoluzione della mente umana. La guarigione,nelle prime civiltà umane, passava attraverso il fenomeno dell’incantesimo: l’unione di ritmo, suoni e droghe. Dalle tribù millenarie, agli Indiani d’America, fino alla medicina egizia con il papiro di Ebers, portano nella storia l’unione costante tra il suono (musica, danza) e la medicina (preparazioni naturali, droghe).
Con la civiltà cinese si forma la triade musica-medicina-numerologia; la nascita della medicina energetica basata sui cinque elementi (Terra, Fuoco, Acqua, Legno, Metallo) in unione con la personificazione della scala pentatonica, formata dalle cinque note fondamentali della musica (fa-do-sol-re-la). I dodici meridiani cinesi del circolo dell’Energia Vitale, provengono dalla emanazione della scala musicale a dodici note, la scala cromatica. Il numero dodici rappresenta il numero fondamentale al parallelismo meridiani-musica, con i concetti Yin (6 meridiani-6 note) e Yang (6 meridiani-6 note): l’unione di Yin e Yang produce ritmo (musica), salute (medicina).
In India nascono concetti fondamentali per la musicoterapia:
a) divisione in quattro parti del sistema organico: corpo fisico, corpo etereo (vegetativo), corpo astrale (emozioni), corpo mentale (pensiero).
b) la funzione crea un’organo
c) non esiste separazione tra uomo e universo, conseguentemente esiste una relazione funzionale e vitale tra salute umana e universo. L’equilibrio alterato dalla malattia può essere ristabilito attraverso azioni esterne riequilibratici: questa entropia è riordinabile con l’uso di musica “ordinata”.
Gli assiri svilippano nuove azioni mediche: osservazione dei sintomi, diagnosi e prognosi, unito al canto continuo di tipo religioso e all’idea di purezza della vita, data da un’igiene di vita individuale e sociale: la musica è considerata strumento di igiene mentale.
I greci introducono la medicina ippocratica e con Pitagora, nella musica, la scala naturale armonica. I medici greci prescrivono trattamenti in cui lo stato di salute si raggiunge in sinergia con la condizione di rilassamento e di distensione attraverso la musica.
Platone definisce la costituzione del mondo secondo i principi della musica; la musica agisce sulla parte irrazionale dell’Io; la vita dell’uomo è scandita dal ritmo e dall’armonia; una buona educazione musicale forma un certo tipo di carattere; l’espressione più alta della musica e la filosofia.
Aristotele unisce gli effetti della musica al miglioramento della morale, alla riduzione dell’ansia, alla ricerca della serenità, della calma.
Nel medioevo, i monaci potenziarono la grande unione scienza medica-musica, dove l’assistenza ai malati, ai bisognosi era legata all’uso di composizioni musicali ad hoc dagli effetti terapeuti, come quelle composte dal monaco Notker Balbulus.
Nel XIV secolo si sviluppa la Scuola di Salerno, e con Arnaldo da Villanova della Scuola di Montpellier la definizione di “simpatia universale”, concetto fondamentale nella fisica del suono e nella musica. Con Paracelso si definisce lo stato di malattia come uno squilibrio prodotto dalle variabili fisiche, emozionali e mentali in una azione reciproca.
Nel XVIII secolo, Mesmer, amico di grandi musicisti come Mozart, Gluck, Haydn ed altri, conduce i suoi esperimenti di suggestione ipnotica attraverso l’uso della musica e determina l’associazione tra salute e campi magnetici, campi magnetici oggi usati in musicoterapia ricettiva tramite le onde magnetiche pulsate. Nel XIX secolo si pongono le basi della musicoterapia moderna con gli studi di Helmholtz (Teoria fisiologica della musica) e con la psicologia del suono di Karl Stumpf.
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Presso gli uomini primitivi vi era la credenza che ogni essere possedesse un proprio suono o un proprio canto segreto che lo rendeva vulnerabile alla magia. L’esistenza inconscia d’un suono segreto personale e’ certo e conferma la credenza secondo la quale ogni uomo nasce con un suono interno proprio al quale risponde.
I Greci utilizzarono la musica e svilupparono sensibilmente la sua applicazione nella prevenzione e la cura di malattie fisiche e mentali.
Aristotele parlava dell’autentico valore medico della musica nelle emozioni incontrollate e le attribuiva un effetto benefico a livello della catarsi. Platone vantava la musica e la danza per i timori e le angosce fobiche :”…la musica non e’ stata data all’uomo solo per lusingare i propri sensi, ma anche per calmare i tormenti dell’anima e i movimenti che tenta un corpo pieno di imperfezioni”.
Celio Aureliano racconta che gli antichi curavano parti dolorose del corpo con l’influsso del suono, soprattutto se si cantava su quelle parti in modo che il brivido risultante dalla percussione dell’aria recasse loro sollievo.
Ramos de Pareja scrisse nel 1482 l’opera “Musica Pratica”, i 4 toni fondamentali ai 4 temperamenti e ai pianeti. Il loro “Protus” corrisponde al flemmatico e alla luna, il tono “Deuteros” al collerico e a Marte, il tono “Tritus” al sanguigno e a Giove, il tono “tretatus” al malinconico e a Saturno.
Il melanconico dovrebbe eseguire e talvolta inventare esso stesso i motivi musicali.
Nel XXVIII° secolo, si preferiva parlare degli effetti della Musicoterapia sulle fibre dell’organismo. Grazie ad un effetto meccanico, le vibrazioni musicali regolari ristabiliscono l’omotonia delle fibre.
La Musicoterapia che bisogna usare per curare i malinconici, deve iniziare dai toni bassi ed elevarsi poi fino ai toni alti; grazie a questa progressione armonica, le fibre tese si stendono poco a poco. La musica serve a distrarre l’anima del paziente dalle sue tristi preoccupazioni; si tratta di accattivare l’attenzione del malato ed obbligarlo a interessarsi ad altra cosa che non siano le idee nere che elucubra incessantemente.
Tissot faceva una differenza tra musica stimolante e calmante e gli fa dimenticare l’indisposizione anche se non si e’ in grado di sopprimere la causa del male.
La Musicoterapia e’ una disciplina paramedica che utilizza il suono, la musica e il movimento per provocare effetti “regressivi” e aprire canali di comunicazione con l’obiettivo di attivare il processo di socializzazione. E’ pertanto una tecnica psicoterapica per migliorare la qualita’ della vita, riabilitare e recuperare, dove e’ possibile.
La Musicoterapia si occupa dello studio e della ricerca del complesso suono-essere umano.
Tale complesso consta di elementi capaci di produrre stimoli sonori (natura, corpo umano, strumenti musicali, ecc.); stimoli come il silenzio, suoni interni del corpo, musicali, ritmici, movimenti, rumori ecc.; vie di propagazione delle vibrazioni, organi ricettori di tali stimoli come l’udito, tatto e vista, la ricezione del sistema nervoso, la reazione psicobiologica e l’elaborazione della risposta, che può essere comportamentale, motoria, sensoriale, organica attraverso il grido, il canto, la danza, la musica.
Anche il movimento e non solo il suono e la musica e’ utilizzato nel processo terapeutico.
Gli stimoli sonori e musicali possono essere piu’ potenti nel suscitare manifestazioni di quelli visivo e tattile. Insomma, la musicoterapia ha come scopo l’inserimento del paziente nella societa’ e la prevenzione e la cura di malattie fisiche e mentali.
Uno dei fenomeni piu’ profondi prodotti dal suono e dalla musica, e’ la capacita’ di provocare stati regressivi, che riconducono a stadi anteriori vissuti quale lo stadio orale, anale e fetale.
La regressione e’ un meccanismo di difesa dell’io in quanto un individuo che ha una frustrazione tende sempre al rimpianto dei tempi passati con maggiori gratificazioni.
Ogni terapia esige comunque una forte motivazione da parte del paziente.
La terapia si imposta sull’anamnesi e l’osservazione attenta del soggetto, delle modalità di comunicazione-relazione, delle capacità del paziente, oltre ad un’attenta considerazione del suo nucleo familiare.
Si richiede altresì chiarezza del contratto, obiettivi e limiti dell’intervento, modalità, tempi , spazi, durata della terapia ecc. Ma soprattutto la capacità di saper gestire il rapporto terapeutico.
L’ASCOLTO MUSICALE TERAPEUTICO
di Asturaro Dario Giovanni, adattamento di Alan Perz
Utilizzare l’ascolto musicale per guarire e prevenire significa, tra l’altro, nutrire letteralmente il corpo con il suono e servirsi del suono per scoprire le dimensioni nascoste nel profondo e per accelerare il processo di evoluzione della coscienza.
Qui tratteremo il rapporto tra la musica e chi l’ascolta, ma cercando di analizzare e spiegare il fenomeno dell’ascolto musicale quando è vissuto coscientemente e cioè con la precisa intenzione di mettersi in ascolto per migliorare la propria vita. Si può proporre il suono come una parte essenziale dell’ambiente e quindi della relazione tra soggetto ed ambiente.
Gli effetti terapeutici del suono e della musica sono in grado di modificare l’attività del sistema nervoso vegetativo. La musica può essere un’efficace aggiunta terapeutica in varie condizioni, specie quelle caratterizzate dal dolore cronico in quanto capace di modulare complesse attività nervose che si esprimono in quantificabili alterazioni neurovegetative.
Distinguiamo una fase dell’ “udire” i suoni come fenomeno periferico legato all’orecchio, una fase del “sentire” che si collocherebbe soprattutto nelle funzioni talassiche, per arrivare ad “ascoltare” la musica, con un coinvolgimento globale del nostro sistema nervoso e delle funzioni psichiche a questo connesse.
Oltre all’emozione, la musica comporta sull’ascoltatore delle reazioni a carico della sfera vegetativa: si assiste a modificazioni della pressione sanguigna, della frequenza cardiaca, della respirazione ecc., ma per lo più anche quando la musica è percepita inconsciamente.
La musica va considerata da un lato un linguaggio non verbale, dall’altro un mezzo di comunicazione dell’emotività.
CONCETTI CREATORI
di DDSI Francesco Burrai
L‘azione della musica si esplica attraverso
le caratteristiche fisiche del suono:
1. moto armonico complesso
2. moto delle onde
3. moto longitudinale delle onde
4. frequenza delle onde
5. lunghezza delle onde
6. risonanza
Gli elementi della fisica del suono colpiscono ed alterano il sistema psico-neuro-immuno-endocrinologico.
Lo stato di malattia è un’alterazione nell’equilibrio omeostatico dell’asse psico-neuro-immuno-endocrinologico, dovuto principalmente ad una causa eziologica primaria di stress emotivo e stati mentali negativi, che producono squilibri biochimici, elettromagnetici e blocchi energetici. Questa definizione rappresenta uno dei paradigmi fondamentali in diversi modelli teorici musicoterapeutici.
Conseguentemente, la musica agisce sugli organi, sulle ghiandole endocrine, sul sistema personale emotivo e mentale e sul sistema transpersonale spirituale.
La tipologia di risposta umana ricercata dalla musicoterapia è il mantenimento dello stato di salute, il potenziamento dello stato di salute, il ritorno allo stato di salute,
La musicoterapia viene applicata attraverso due metodologie:
1. musicoterapia ricettiva o passiva, con l’ascolto di musica registrata scelta dal paziente o programmata dal terapeuta;
2. musicoterapia attiva, la musica è creata dal paziente attraverso strumenti, strumenti musicali, suoni e rumori emessi dal paziente.
Una possibile classificazione dei campi di maggior applicazione della musicoterapia potrebbe essere la seguente:
1. pedagogia di sostegno
2. relazioni psicoterapeutiche
3. scoperta e creazione di stati creativi
4. malattie psicosomatiche
4. ambienti stressogeni
5. ambienti di lavoro e comunitari
6. ripristino dei ritmi fondamentali dell’organismo (agente omeostatico)